Acqua in bottiglia, consumi in continua crescita: i costi per i consumatori e per l’ambiente

 Acqua in bottiglia, consumi in continua crescita: i costi per i consumatori e per l’ambiente

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Nonostante siamo un paese con una buona riserva di acqua e nei nostri acquedotti nella maggior parte dei casi l’acqua sia di ottima qualità, siamo anche uno dei paesi al mondo con il più alto consumo di acqua confezionata, con la presenza di ben 200 marchi che producono complessivamente 13,7 miliardi di litri annui: una cifra spaventosa, soprattutto se teniamo conto che l’acqua non si forma, ma costituisce un ciclo e, se viene esportata, come spesso succede, non ritorna nel sito dove è stata prelevata.

Le vendite di acqua minerale in bottiglia inspiegabilmente sono in forte aumento nella prima parte dell’anno, in cui hanno registrato una crescita del +6,4% in valore (886 milioni) e del +4,7% in volume rispetto allo stesso periodo (gennaio-maggio) del 2021 e l’export registra uno sprint con una crescita di un terzo su base annua.

Il risultato è la realizzazione di guadagni per oltre 4 miliardi annui, quasi sempre per multinazionali che pagano pochissimo (vedasi, al riguardo, i rapporti stilati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in materia) per lo sfruttamento della falda, che è un bene comune e non rinnovabile.

È inspiegabile, se non per la forte influenza pubblicitaria, il fatto che, pur forniti di ottima acqua dalle condutture all’interno delle abitazioni, così tanti consumatori siano disposti ad affrontare costi che si aggirano attorno ai 200 euro all’anno: l’acqua in bottiglia costa 6000 volte più di quella del rubinetto, senza considerare la fatica del trasporto per avere lo stesso prodotto, se non qualitativamente peggiore, in bottiglia.

A questo si deve aggiungere il problema ambientale: per produrre la quantità di bottiglie che in media necessitano per una persona all’anno servono 186 litri di acqua, vengono emessi in atmosfera l’equivalente di 42 kg di CO2, per il trasporto si consumano 8 litri di gasolio e servono 11 kg di petrolio per produrre il PET necessario. Infine, si stima che vengano riversate nel Mar Mediterraneo circa 33.000 bottiglie di plastica al minuto.

Per ovviare a questi problemi la soluzione è quella di consumare più razionalmente ma anche di incentivare ad un utilizzo più corretto delle risorse, per esempio con un maggior recupero delle bottiglie: in Germania si riciclano il 95% delle bottiglie contro il 46% che si registra da noi. A questo proposito, si potrebbe per esempio istituire il vuoto a rendere anche per le bottiglie in vetro, che da noi è pressoché inesistente.

Oggi si discute sull’introduzione della Sugar Tax per disincentivare il consumo di bevande dolci, ma misure ad hoc andrebbero pensate anche per il consumo di acque minerali, in favore dell’utilizzo dell’acqua del rubinetto: in questo senso, al di là dei comportamenti individuali, un’azione efficace potrebbe riguardare il contenimento del marketing volto a enfatizzare le virtù dell’acqua in bottiglia per la salute, come già in passato è stato rilevato dall’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria; un altra potrebbe consistere nel rendere effettivo e diffuso l’uso, per ristoranti e bar, di metterla a disposizione del consumatore.

Di economia circolare, economia sostenibile, greenwashing, riciclo creativo, impronta ecologica e green label si occupa il Progetto Stay Green di Federconsumatori: visita la pagina dedicata per saperne di più!

Redazione